Cosa ci siamo portati a casa nei tre giorni passati a Campo di Giove per il 4° incontro estivo delle famiglie organizzato dalla Diocesi di Sulmona -Valva?
Sicuramente il senso di appartenenza alla chiesa che, da madre premurosa, cura e accudisce i suoi figli nutrendoli con un latte spirituale che li tempra nel corpo e li fortifica nello spirito. Il tema del convegno, “L’ a b c della famiglia: PERMESSO SCUSA GRAZIE”, approfondito e relazionato nelle giornate di venerdì e sabato dal Vescovo di Lanciano – Ortona Mons. Emidio Cipollone e nella mattinata di domenica da una coppia di sposi, Maria Carla e Carlo Volpini, ha permesso ai partecipanti di riflettere su alcuni aspetti essenziali del matrimonio e di cogliere il senso più intimo e profondo delle su evidenziate parole che, dapprima nell’ambito della coppia, e poi in seno alla famiglia, ricoprono un ruolo insostituibile nello schema relazionale del gruppo in quanto consentono di aprire le porte del dialogo e di entrare in un clima di empatia con l’interlocutore di turno.
Le sapienti riflessioni di S.E. Mons. Emidio Cipollone sono state calate nel vissuto quotidiano dai coniugi Volpini, e cioè da due sposi che da oltre un quarantennio, spalla a spalla, e non senza ostacoli o inciampi, camminano alla sequela di Cristo e spendono l’esistenza per offrire la loro personale esperienza di coppia a chi è capace di spalancare la propria mente e di rendere il proprio cuore permeabile alla carità altrui.
La loro relazione è stata sobria, priva di toni trionfalistici o enfatici e si è dipanata in modo agile ed accattivante; il lessico usato è apparso volutamente misurato ed essenziale, per evitare orpelli e perifrasi, ed ha puntato dritto al cuore dell’uditorio che, dal canto suo, ha risposto lasciandosi malleare e penetrare da quell’intervento così vero, autentico e per nulla costruito.
Permesso, scusa, grazie. Parole semplici, forse banali, prive di una vis attrattiva per la società arrivistica contemporanea, ma che invece racchiudono una potenza indescrivibile in quanto esprimono da un punto di vista terminologico i principi fondanti su cui ogni coppia ed ogni famiglia dovrebbe costruire la propria relazione: l’umiltà, la disponibilità e la gratuità. Senza questi valori di fondo nessuna famiglia è davvero in grado di prosperare nella pienezza e nella serenità.
Il chiedere permesso, infatti, significa riconoscere che l’altro è “titolare” di una dimensione individuale che non può e non deve essere invasa con atti arbitrari ed inopinati, ma che richiede, al contrario, un lasciapassare, un nulla osta e dunque presuppone un atteggiamento di umiltà da parte di chi vuole atteggiarsi a soccorritore del partner.
Il formulare le scuse implica, invece, la disponibilità dei coniugi a superare i momenti di difficoltà, gli screzi, i litigi, i dissapori e le incomprensioni e a riaprire la porta del dialogo, consentendo al cammino di coppia di riavviarsi e di rigenerarsi in una rinnovata ottica di comunione dove la vendetta lascia lo spazio alla riconciliazione nella realtà del silenzio e dell’intimità coniugale. Il chiedere scusa, pertanto, diventa sinonimo non solo di disponibilità ( apertura verso l’altro ) ma anche di umiltà non potendosi negare che il significato più profondo di tale termine consiste nell’ammettere una propria colpa e nel chiedere all’altro di essere trattato con indulgenza per i censurabili comportamenti commissivi o omissivi posti in essere.
E poi GRAZIE. Una parola magica che ci invita ad omaggiare il coniuge per l’impegno profuso a servizio della coppia e della famiglia poiché in questi luoghi è necessario far regnare la gratuità, l’oblatività, l’altruismo e la carità, mentre è opportuno respingere e bandire ogni forma di egoismo e di egocentrismo. I coniugi sono una sola carne ed una siffatta paradisiaca condizione è mantenibile solo ed esclusivamente in un’ottica di comunione totale e di reciproco servizio ed ausilio. “L’Amore va detto, non va solo sentito” hanno affermato a gran voce i coniugi Volpini, proprio a voler rafforzare l’idea che il mantenimento dell’agape sponsale passa attraverso quel nutrimento quotidiano fatto di “grazie” e gratuità in grado di porre la cellula primigenia della società al riparo da ogni temperie interna ed esterna.
Le famiglie che non conoscono “l’a b c” dell’Amore potrebbero trasformarsi in barche che navigano in un mare agitato ed ostile mentre i coniugi che trascurano “l’a b c” dell’Amore rischiano di vivere vive parallele, belle ( ma non sempre ) formalmente ed esteriormente, ma di prive di quella lucentezza interiore che trasforma una qualunque esistenza in una vera vita.
Un grazie convinto va dunque a tutti i relatori ed in particolare ai coniugi Volpini, non solo per la chiarezza espositiva e per la dimostrata capacità di saper parlare alle corde più sensibili della nostra anima, ma soprattutto per aver saputo regalare a tutti i presenti un esempio concreto di missionarietà laica, mettendo a servizio delle coppie e delle famiglie, in modo assolutamente gratuito, tutto il loro tempo ed il loro immenso bagaglio esperienziale, pur in presenza di non trascurabili acciacchi di natura fisica. Ciò che per l’uomo può rappresentare un paradosso per Dio può essere una via di santità e nell’agire fiero e dignitoso, anche se un po’ sofferente, di uno dei coniugi Volpini, abbiamo sperimentato proprio questa diversità valoriale e abbiamo compreso che, per chi spende la propria vita alla sequela di Cristo, la rigenerazione del corpo e la fortificazione dello spirito non si raggiungono per il tramite di un’edonistica solitudine ma passano attraverso la totale ed instancabile dedizione agli altri ( ad lucem per crucem ).
Terminiamo questa nostra riflessione con una breve notazione sul numero delle coppie che hanno partecipato all’incontro. Ve ne erano diverse, ma invitiamo tutti a partecipare ma molte si mostrano ancora refrattarie all’evento forse per timore di alcuni stereotipi. Ci corre l’obbligo quindi di ribadire fraternamente a tutti che gli incontri mirano a cementare le relazioni fra le persone e si prefiggono anzitutto l’obiettivo di garantire un momento di crescita umana, sia di coppia che individuale. Di conseguenza, stimolano la riflessione, invitano alla meditazione raziocinante, alimentano il nostro sapere, ci insegnano ad allargare i nostri orizzonti e a ragionare in modo libero ed incondizionato per affrontare ad armi pari quel bombardamento mediatico che tenta di omologarci al pensiero relativista dominante. Non c’è da preoccuparsi, non ci sono giaculatorie estenuanti, recite di rosari a ripetizione o atti di mortificazione della carne perché le coppie che vi partecipano cantano e danzano e al bigottismo preferiscono di gran lunga il suono delle chitarre, dei tamburelli e delle fisarmoniche e quando sono stanche della festa si riposano camminando tra i pascoli erbosi della montagna e le meravigliose pinete di Campo di Giove.
Carla e Carlo La Gatta
C’è una voce profonda che ci chiama………
“C’è una voce profonda che ci chiama alla vita, che ci chiama a relazionarci con un’altra persona e solo con lei…..” ( Maria Carla Volpini)
Sarà che il nostro diario di bordo registra in questi giorni 25 anni di vita insieme………sarà che abbiamo da sempre investito tutto nella famiglia e nelle relazioni parentali…………sarà che ci sentiamo coinvolti ogni qualvolta si metta in campo una esperienza d’amore……sarà per questo e per tanto altro, sta di fatto che domenica 22 giugno, a Campo di Giove, al 4° incontro diocesano estivo delle famiglie, abbiamo “ ricaricato le pile” della nostra vita di coppia; abbiamo pianto, abbiamo sorriso e riso insieme; abbiamo rinnovato le radici della nostra complicità
c’è una voce profonda che ci chiama……
Le giornate dell’incontro erano tre ma noi quest’anno abbiamo potuto partecipare solo all’ultima, quella della domenica che ha visto protagonista una coppia formidabile che ha parlato alla platea del “vocabolario della famiglia” : un vocabolario nel quale hanno un posto privilegiato le parole “ permesso “ “ scusa – perdono” e “ grazie”…o per meglio dire “ dovrebbero avere” un ruolo privilegiato le parole della discrezione, della gratitudine, del perdono. Siamo stati aiutati magistralmente da Mariacarla e Carlo, del movimento di spiritualità di coppia Equipe Notre Dame, a riscoprire il significato di parole e gesti che sembrano essere stati cestinati dalla realtà tecnologica e virtuale nella quale siamo immersi e forse è proprio per questo che tanti legami familiari si sfilacciano ed a volte si rompono, irrimediabilmente.
c’è una voce profonda che ci chiama…..
“C’è una voce profonda che ci chiama a relazionarci con un’altra persona e solo con lei”. All’inizio dell’avventura di coppia prevale la storia emotiva, dai toni fortemente passionali ma, osservando bene, superficiali. Col passare degli anni la melodia a due si attutisce nei toni tuttavia si fa più armoniosa e più profonda, solida. Ed è in questa ricerca di maggiore armonia che ci giochiamo la vita in due!!! Allora, su questa strada, proviamo a riscoprire il “chiedere permesso” cioè l’entrare non di prepotenza, con le nostre convinzioni ed i nostri punti di vista, nella quotidianità emotiva dell’altro; proviamo a dimostrare di voler capire qualcosa in più del mondo interiore dell’altro. Chiediamoci: siamo tutti capaci di fare spazio alle modalità diverse attraverso le quali l’altro esprime dolore o gioia o invece tendiamo a sopraffare l’altro con le nostre modalità??
“ Mai giudicare subito ma essere accanto senza invadere”!
Quante domande e quante occasioni di riflessione, per noi, a Campo di Giove!
Proviamo, ancora, a recuperare le parole “scusa” e “perdono”: quando si discute, si litiga, ci si allontana, si rompe il patto di alleanza fra coniugi ed in quel momento diventa oneroso desiderare di capire l’altro, ci si arrocca caparbiamente sulle proprie posizioni. “Bisogna comunque chiedere scusa, sempre, per l’incomprensione” sostiene, ferma, MariaCarla dal palco “ il silenzio, che sa essere assordante ed ostile, è il fallimento della capacità di amare”!!
c’’è una voce profonda che ci chiama………
E quando non si è capaci di ricomporre l’armonia da soli è bene farsi aiutare, avere il coraggio e l’umiltà di chiedere aiuto: c’è spesso bisogno di un’altra presenza che faccia vedere e capire gli errori. Ed infine, quando ci rendiamo conto che abbiamo tanto ricevuto, riscopriamo il valore del magnificat, del ringraziamento, della riconoscenza nella convinzione che ciò che ci porta a ringraziare è sempre e solo la consapevolezza di essere amati.
c’è una voce profonda che ci chiama……
In fondo, come dice l’Abbè Pierre” la vita non è altro che un po’ di tempo concesso alla nostra libertà di imparare ad amare”!!!!
Siamo ripartiti da Campo di Giove molto più ricchi, molto più carichi, molto più pronti nella prosecuzione dell’avventura bella e laboriosa che si chiama matrimonio!!!!
Grazie di tutto. Grazie alla pastorale familiare, grazie a Maria Carla ed a Carlo.
Grazie!!!!!
C’è una voce profonda che ci chiama alla vita vera………ascoltiamola!!!
Paola e Paolo Carrozza