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Manoppello: un fine settimana per riscoprire il valore delle relazioni, tra fede e tecnologia

Esperti di fama nazionale discutono di relazioni, fede e tecnologia.

 
Il 31 agosto e il 1° settembre si è svolta a Manoppello, promossa dalla Consulta Regionale di Pastorale Familiare, una due giorni formativa sul tema “La relazione al tempo dell’Intelligenza Artificiale”.

Destinatari gli operatori di pastorale familiare provenienti dalle diocesi della regione Abruzzo.
L’organizzazione dell’incontro ha favorito l’interazione tra i partecipanti e con i relatori: alle relazioni introduttive ha fatto seguito la discussione nei tavoli di lavoro finalizzata alla formulazione di domande.
 
“In principio la relazione” è l’argomento trattato nella prima relazione dal dott. Ignazio Punzi, psicologo e formatore.
La sua riflessione è partita, come premessa, dal cambiamento che stiamo vivendo. Per coglierlo è necessario guardare la realtà con occhi nuovi ed essere consapevoli che sono mutati profondamente gli strumenti che abbiamo a disposizione per leggere la realtà.
Ha poi affrontato il tema dell’evoluzione affermando che “la relazione è la struttura originaria della vita e dell’evoluzione”.
L’evoluzione non è il frutto di una competizione ma di una cooperazione.
Lo afferma anche la fisica quantistica: la struttura dell’universo è duale, una dualità irriducibile (particella e materia).
Lo sostengono anche le neuroscienze: la mente è incarnata, è relazionale.
La nostra interiorità è il frutto delle nostre relazioni. “Noi non entriamo in relazione, noi siamo relazione”
In principio è il due, la relazione. Dio crea per “distinzione” (luce e tenebre), per “benedizione” (della differenza), per “contrazione” (Dio si fa da parte, stabilisce una relazione alla pari con il mondo).
Dio ci fa spazio “tu puoi esserci, tu ci sei”.
Allora essere simili a Dio vuol dire guardare il mondo con gli occhi di Dio, vuol dire affermare il “principio dell’irriducibilità della differenza dell’atro”.
“Se la realtà è duale, la vita mi viene dall’altro; eliminare l’altro distrugge, rompe”.
“L’altro è ferita, è fastidio, è inciampo, è volto che interroga, è appello ad uscire, è mistero”.
Il passaggio successivo è la nostra interiorità: “la cura della propria interiorità è personale, non privata. Dobbiamo rispondere ad altri della nostra interiorità. C’è vita solo se circola; tutto ciò che tratteniamo per noi è morte”.
 
Il dott. Buzzi ha poi introdotto il tema della speranza:
“speranza è vedere il presente a partire dal futuro, è rendere possibile l’impossibile”
“Dobbiamo lasciare uno spazio interiore al futuro che arriva”.
“La spiritualità cristiana è portare luce dove c’è buio”.
Ha concluso il suo intervento con un richiamo alla comunità cristiana:
“è necessario un cambio di paradigma, è necessario passare da una spiritualità identitaria e dottrinale a una spiritualità di relazione e dell’ospitalità”.
“Siamo una comunità in esodo, stiamo uscendo da un mondo conosciuto, da schemi consolidati, da legami abituali…Conosciamo camminando”.
 
Don Alessandro Picchiarelli (prof. Di Etica del digitale, Filosofia del digitale e docente di Post umano presso l’Università Gregoriana) nella seconda relazione, ha trattato il tema “Relazioni o connessioni? Sfide e opportunità nel tempo dell’Intelligenza Artificiale”.
All’inizio del suo intervento si è soffermato sugli artefatti tecnologici che da sempre hanno accompagnato l’uomo nel suo confronto con l’ambiente.
Recentemente, però, ci sono stati progressi velocissimi di evoluzione di questi strumenti e, soprattutto, c’è stata la comparsa degli algoritmi.
Un cambiamento che, troppo spesso, non è stato accompagnato dalla consapevolezza dell’impatto che ha sulle nostre vite.
Soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo dell’intelligenza artificiale (in seguito I.A.)
“L’evoluzione tecnologica non è neutra, porta con sé una visione, ha un contenuto valoriale e influenza i processi decisionali”.
Di fronte a questa evoluzione dobbiamo avere “uno sguardo positivo, in equilibrio tra ciò che è tecnicamente possibile e ciò che è eticamente accettabile”.
Avendo presente nell’approccio che la frontiera invalicabile è la dignità umana.
“Il digitale è una nuova cultura con la quale interagiamo con gli altri e con noi stessi”.
Influenza la nostra concezione del tempo, dello spazio e del mondo.
Comportano una profonda trasformazione antropologica.
Il pericolo è che “si tende a delegare ciò che appartiene alla nostra umanità agli strumenti di intelligenza artificiale”.
Caratteristiche della cultura digitale sono “l’istante, l’immediatezza, la debolezza di prospettive, la frammentazione” mentre i risultati di lungo periodo richiedono tempo e fatica, dimensioni non previste dall’I.A.
In una realtà così complessa, ha continuato don Picchiarelli, il rischio è quello di isolarsi.
Ma l’uomo ha una “soggettività relazionale”, è l’interpersonalità che ci rende veramente umani.
E, se oggi si parla tanto di connessione bisogna distinguerla dalla relazione.
La prima è una corrispondenza tra due oggetti mentre la seconda tra due soggetti umani.
La relazione è più specifica della connessione, è un legame emotivo, spirituale, sentimentale, empatico.
E, se da un lato, dobbiamo dire che la cooperazione tra strumenti digitali e essere umani può essere di reciproca utilità, dall’altro bisogna sottolineare che i sistemi non sono umani.
Il rischio è quello di associare all’I.A. un potere assoluto, quasi che fosse l’unica realtà in cui poter trovare la verità.
Altro aspetto da tenere presente è che oggi si sta affievolendo la distinzione tra naturale e digitale.
Questa evoluzione richiede da parte nostra consapevolezza dei poteri degli strumenti di I.A. e dell’impatto che hanno sulle relazioni familiari.
A livello di comunità cristiana siamo chiamati a farci carico gli uni degli altri nella convinzione che le tecnologie di I.A. simulano l’umano ma non possono sostituirlo.
Abbiamo la responsabilità di comprendere la realtà dei sistemi digitali, di governarli, investendo sull’educazione alla relazione come antidoto all’invasine dell’I.A.
 
La terza relazione, conclusiva, è stata tenuta dal dott. Tonino Cantelmi, medico, psichiatra e psicoterapeuta,
Ha affrontato il tema “L’amore e l’Amicizia al tempo dell’I.A.”.
La sua riflessione è partita dalla necessità, da parte di chi si occupa di pastorale, di governare il processo di transizione in atto senza arroccarsi ma accettando la sfida.
Con la consapevolezza che “la velocità è il tema centrale del cambiamento”.
Dove sta andando l’I.A.?
Prima la robotica aveva il compito di alleviare la fatica fisica dell’uomo.
Oggi l’orizzonte dell’I.A. è quello si sostituire la mente dell’uomo.
La rivoluzione è stata innescata dai social che hanno modificato le relazioni interpersonali, soprattutto dei giovani.
I tassi di amicizia, infatti, sono precipitati negli ultimi anni facendo emergere “una solitudine trasversale, transgenerazionale”.
Si parla oggi di “loneliness”: attivi nei social ma soli.
È cambiato il concetto di amicizia: non vicinanza, empatia, ma condivisione digitale di files.
Tanto che dobbiamo parlare di “persone inadatte alla relazione uno a uno”.
“Ma, se salta l’emotività salta anche la solidarietà”.
Il dott. Cantelmi si è soffermato poi sull’utilizzo dei social da parte dei nostri figli.
Ha parlato di un vero “warning”: il terrore da parte dei minori è quello di essere umiliati sui social.
Da qui la ricerca di popolarità attraverso i like e le visualizzazioni.
Noi boomers, invece, “siamo l’ultima generazione con un cervello analogico mentre il mondo sta transitando verso un cervello digitale”.
“Abbiamo un compito generazionale straordinario da compiere”.
Chi si occupa di pastorale familiare ne deve essere consapevole.
“Cosa dobbiamo consentire che venga trasmesso dal mondo analogico a quello digitale?”
Certamente il valore dell’esperienza.
E il valore dell’empatia che, “anche se non agita resta come capacità”.
I nostri figli, soprattutto, hanno bisogno di adulti autentici, capaci di generare incontri autentici, di dare valore all’esperienza dell’altro, di avere uno sguardo accogliente.
Il relatore ha concluso ripetendo l’invito già rivolto da chi l’ha preceduto:
“Siamo di fronte storicamente al più profondo e radicale cambiamento del mondo, non dobbiamo arroccarci ma dobbiamo entrarci dentro”.
 
Paolo Pasquali